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Norma e antinorma linguistica

Di seguito riporto, in sintesi, alcune riflessioni sul problema della norma linguistica, anche in relazione al problema del binomio ordine/disordine batesoniano:


Il concetto di norma va posto in relazione a quello di uso e di buon uso linguistico. Norma è la codificazione dell’uso o del buon uso linguistico.

La grammatica normativa vorrebbe identificare la norma linguistica con un buon uso ipotetico (colto ecc.). La grammatica descrittiva, invece, vorrebbe, più assennatamente, identificare la norma con l’uso (cioè con tutto ciò che è lingua, che “funziona”, cioè, come comunicazione linguistica).

Ma, comunque sia, in quanto tale la norma è sempre staccata dall’uso linguistico. L’uso è l’insieme (virtuale) degli oggetti linguistici vivi. La norma ne rappresenta invece un’astrazione. Per questo la norma non è uno specchio dell’uso (il che sarebbe impossibile), ma un suo fantasma.

È solo il concetto di norma a creare l’antinorma. Come a dire che ciò che non “va bene” e ciò che non esiste nella lingua sono solo costruzioni logiche create dalla norma.
Per esempio, se la norma dice che l’uso linguistico è A, B, C ecc. quando appaiono gli oggetti linguistici nonA, nonB, nonC ecc è solo in virtù della norma che si chiamano appunto nonA, nonB, nonC; altrimenti sarebbero D, F, G ecc. Il parlante non fa cose contrarie ad altre. Fa cose diverse l’una dall’altra che possono essere lette solo a posteriori in un rapporto di antinomia (a meno che questi non si proponga intenzionalmente un’antinomia).

Norma/uso in relazione con il binomio ordine/disordine. Bateson dice che le cose finiscono in disordine perché ci sono più configurazioni che noi chiamiamo disordine che configurazioni che chiamiamo ordine. Il problema della norma e dell’uso è similare. Il concetto di deriva, di disordine, di antinorma sono le configurazioni, più numerose della norma, che inevitabilmente l’uso (sia esso un fatto storico o una parola pronunciata col raffreddore) crea.

Norma/uso in relazione con il binomio langue/parole. Sono due cose diverse, perché riguardano due momenti diversi della vita linguistica. Il primo è il problema dell’inafferrabilità della lingua in atto (evento comunicativo) in rapporto alla cristallizzazione teorica della norma (la lingua passa di grado logico, verso l’astrazione); il secondo, invece, è il problema dell’inafferrabilità di ciò che una lingua consente e non consente (le sue possibilità virtuali) in relazione a ciò che i singoli parlanti possono e sanno fare.

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